Tu sai che cos’è la Body positivity?
Body Positivity, insieme a Moda sostenibile, è una delle terminologie di cui spesso si fraintende il significato.
Le autrici del libro “Belle di Faccia” , descrivono la Body Positivity come:
“la corrente di pensiero secondo la quale ogni corpo (a prescindere dallo stato di salute, dal peso, dall’abilità, dall’identità di genere, dalla razza) è valido e ha diritto alla propria dignità e allo stesso rispetto, con particolare riguardo ai corpi non conformi.”
Nel loro libro, spiegano come, purtroppo, questo termine sia utilizzato a sproposito, perché i media, quando parlano di questo argomento, hanno messo al centro solo un corpo:
“Quello rassicurante e non troppo fuori norma della donna bianca, etero, magra o leggermente curvy.”
Nel libro, ad un certo punto, le autrici mettono in discussione anche il ruolo della Consulente di Immagine, affermando che sia sbagliato spingere le persone verso la migliore versione di sé, cercando di avvicinarle il più possibile verso lo standard voluto dalla società.
Su questa parte, mi trovo in disaccordo.
O meglio, sono dispiaciuta del fatto che, dopo tanti anni, si percepisca ancora così il ruolo della Consulente di Immagine.
Le autrici, mi duole dirlo, sono cadute nello “stereotipo della consulente”, che ti consiglia solo abiti “in palette” e capi di abbigliamento valorizzanti per la forma del corpo.
Chi mi conosce e chi ha lavorato con me, sa che non è questo il mio approccio alla professione.
In ogni caso, a parte questa piccola parte, la restante parte del libro mi è piaciuta e mi ha fatto davvero riflettere.
Le autrici affermano che il corpo delle donne è sempre stato spazio politico e che solo a noi donne è richiesto di essere sempre “performanti” e “perfette”.
Facendo leva sul fatto che il nostro corpo non rispetta i canoni di bellezza imposti, siamo sempre portate a lavorare sul nostro aspetto.
Di conseguenza, saremo sempre più controllabili e delle migliori consumatrici, facendoci così credere di non essere adeguate, per esempio, ad ambire a posizioni di prestigio in ambito professionale.
E il fatto che, nelle pubblicità in TV, ci siano donne che depilano gambe già glabre e applichino crema dove non c’è traccia di cellulite, ci porta ancora di più a credere che i nostri corpi siano sconvenienti.
Con il mio lavoro, cerco di contrastare questa situazione.
Molte persone pensano che rivolgersi ad una Consulente di Immagine, sia uno sfizio, una cosa frivola e puramente di carattere estetico.
Mi piace pensare, invece, di essere una “Donatrice di consapevolezza del proprio valore” a tutte le donne che si sentono sopraffatte e sminuite a causa del loro aspetto, specialmente nel contesto lavorativo, dove la denigrazione estetica viene utilizzata come leva per sminuire la donna dal punto di vista delle capacità professionali.

A cosa hai rinunciato a causa del tuo aspetto fisico?
Da una recente indagine di Lookiero, una donna su due afferma di non amare il proprio corpo.
L’indagine è stata realizzata in alcuni paesi europei come Francia, Regno Unito, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Belgio e Italia.
Lookiero ha infatti riportato dati, in fatto di percezione del sé davanti allo specchio e su come questi sentimenti influenzino azioni ed emozioni, che non possono essere trascurati.
Dall’indagine è emerso che:
- L’88% delle donne cambierebbe qualcosa della propria fisicità;
- Il 61% delle donne hanno rinunciato a intraprendere un’attività perché non si sentivano a loro agio con il proprio corpo.
- Il 63% delle donne riconosce di essere troppo autocritica con sé stessa.
- Un buon 60% delle intervistate fa abitualmente shopping online, e molte hanno dichiarato che la scelta è dettata dal sentirsi a disagio nel provare i vestiti in negozio e vedersi nello specchio del camerino.
Il fatto che noi donne tendiamo ad essere maggiormente autocritiche nei nostri confronti e che tendiamo a riscontrare sempre qualcosa che non va nel nostro corpo è una tematica che aveva affrontato anche Dove, il noto brand di prodotti per l’igiene personale.
Non so se vi ricordate lo spot pubblicitario nel quale venivano intervistate delle donne a cui si chiedeva:
“Cosa non ti piace del tuo corpo e cosa ti piace?”
Alla prima domanda, le intervistate avevano un elenco di risposte pronte legate a percezioni negative del proprio corpo, mentre, alla seconda, non c’era nessuna risposta, il nulla più assoluto.
Questo perché, da sempre, la maggior parte delle donne parte con la convinzione di non essere attraente, al contrario degli uomini, dove questa convinzione è decisamente più contenuta.
Anzi, la donna, durante la propria esistenza, fluttua in un percorso dove la capacità di sentirsi attraente va un po’ come sulle montagne russe.
In, genere, la percezione della propria “attraenza”, rimane molto bassa fino ai 40 anni, poi inizia lentamente ad aumentare, nel momento in cui, probabilmente, si inizia a far pace con il proprio corpo e ad avere maggiore consapevolezza di sé.
E’ proprio nel momento in cui si prende consapevolezza di sé, che scatta qualcosa e si può maturare la decisione di intraprendere un percorso di Consulenza di immagine, che, a quel punto, non è un percorso intrapreso solo per avere un’immagine più curata, ma anche per ricongiungere personalità ed aspetto esteriore.
Questa mancanza di consapevolezza e di accettazione della propria immagine, nei primi 40 anni di vita delle donne, ci dimostra come questo le abbia penalizzate anche in ambito professionale, come indicato dalla ricerca di Lookiero.
La donna che non sente di aver raggiunto determinati “canoni” di bellezza e che non ha un’autostima sviluppata, rinuncia.
Rinuncia ad una carriera, rinuncia ad andare in un negozio di abbigliamento, rinuncia ad una vita sociale e potrei continuare.
L’ unica soluzione possibile è quella di cambio di registro da parte di chiunque faccia comunicazione.
Le donne hanno bisogno di vedersi rappresentate in modo realistico e non artefatto, in qualsiasi luogo: nei negozi, sui cartelloni pubblicitari, negli spot televisivi, sui Social Network ecc.
Solo così ci potrà essere una nuova “abitudine visiva” e potrà esserci una trasformazione nella rappresentazione del corpo della donna.
Il mio approccio è quello di scoprire la personalità di chi mi sta davanti e cercare di portare quella identità nei capi di abbigliamento che la cliente indosserà.
La scelta non avverrà mai in base a quello che è “giusto” o “sbagliato” per quel determinato fisico, ma solo in funzione di come la cliente vuole apparire, in base a quello che vuole mostrare di sé.
La scelta avverrà in base a quello che farà sentire la mia cliente capace di conquistare qualsiasi situazione e portarla a suo vantaggio.
Porto alla luce l’unicità di ogni donna con cui ho il piacere di lavorare e sono grata di aver questo privilegio e altrettanto fiera dei cambiamenti positivi che vedo nelle mie clienti.
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