Sei sempre stata convinta, mentre facevi decluttering nel tuo armadio, che tutti i vestiti che non usi più, possono tranquillamente essere messi in un bel sacco e dati in beneficienza.
Questo ti ha fatto sempre sentire bene, perché hai sempre avuto l’impressione che fosse un bel gesto.
Aiutare chi è più sfortunato…
In questo articolo, voglio aprirti gli occhi sul fatto che ormai, i paesi in via di sviluppo non vogliono più i nostri vestiti smessi.
Li abbiamo intasati con i nostri rifiuti, anzi, abbiamo contribuito a distruggere il loro artigianato locale, scaricando su di loro, non solo i nostri indumenti, ma anche le nostre responsabilità.
Questo non lo dico io, ma tutte quelle persone che si occupano di sostenibilità della moda.
Gli abiti prodotti in eccesso sono ormai un problema che va affrontato al più presto.
Si producono più abiti di quelli che potremo mai indossare in una vita intera, per cui, il destino del pianeta è nelle nostre mani e nei comportamenti che decideremo di adottare da qui in avanti.
Non c’è più tempo.
Lo so, magari leggi il mio Blog perché vuoi leggere di contenuti allegri e spensierati, ma non posso girarmi dall’altra parte, senza renderti partecipe di quello che sta accadendo.
Più persone inizieranno a sensibilizzarsi in merito a queste tematiche e meglio sarà per tutti noi.
Anche perché, il problema è molto più ampio di quello che ti sto raccontando.
Anche i capi di abbigliamento resi o invenduti sono un grosso problema che bisognerà decidere di gestire diversamente.
Fino a poco tempo fa, ero convinta che il capo reso fosse rimesso in circolo sul mercato.
Dopo diverse letture (tra cui I vestiti che ami vivono a lungo), ho realizzato che questa mia idea fosse completamente sbagliata.
I brand dietro le grandi piattaforme di vendita on line, non riescono a gestire il controllo dei resi e immetterli nuovamente sul mercato, ma li immagazzinano a parte, così come i capi invenduti.
Questo perché per loro non è possibile sostenere la spesa economica di pagare qualcuno che apra il pacco con il reso, lo esamini in cerca di difetti, lo ripari se necessario, lo riconfezioni e aggiorni i dati dell’inventario.

E quindi, dove vanno a finire questi capi di abbigliamento e accessori?
Nel luglio 2018 Burberry annunciò di aver bruciato, in nome della «protezione del marchio», 50 milioni di dollari d’indumenti e accessori invenduti.
Questa notizia fece il giro del mondo e fece inferocire i media e i consumatori, al punto che lo scandalo impiegò diverso tempo a spegnersi.
Non molto tempo fa, le fabbriche funzionavano in modo molto più efficiente rispetto a oggi.
Era cosa normale riutilizzare e recuperare vecchi stock e cascami (come anche il riciclo meccanico di scampoli e ritagli).
I materiali come la lana e il cotone venivano recuperati e rigenerati come filo.
Oggi, nello sforzo di rendere più economici i materiali, li abbiamo resi più difficili da riciclare, perché non sono più composti da una sola fibra (Il 100% lana e il 100% cotone sono sempre più introvabili).
I nostri capi sono nella maggior parte delle volte composti da diverse fibre (per esempio 80% acrilico e 20% lana) e quindi difficili da riciclare.
Come fare ad uscire da questa situazione?
Qualche mese fa, leggevo la NL di Solo Moda Sostenibile, che indicava come le abitudini di Shopping delle persone stiano cambiando.
Sicuramente è aumentata quella che è la propensione agli acquisti nel canale Second hand e Vintage.
Ma c’è un aspetto più importante, che è quello legato alla riscoperta del proprio stile personale:
“che scavalca i trend del momento, e si esprime in pochi pezzi di guardaroba (di qualità) che riescono a raccontare quello che siamo, in cui ci riconosciamo. Cambiare continuamente abito, la mania dell’usa e getta, sembrano superate: adesso l’abito deve renderci riconoscibili.”
Quindi, acquistare meno e meglio, prediligendo tessuti di qualità o completamente mono fibra o derivanti da fibre rigenerative come la canapa, il lino, il ramiè (che sono destinati a diventare le fibre del futuro).
Ora che sai tutte queste cose, cosa hai intenzione di fare?
Un primo passo potrebbe essere iscriverti al mio corso gratuito “Pillole di organizzazione Guardaroba”.
In questo mini-corso gratuito, facciamo un viaggio trasformativo all’interno del tuo Guardaroba.
Tre video lezioni e tre Work-book di lavoro che potrai scaricare e compilare, ti aiuteranno a districare la confusione che in questo momento regna all’interno del tuo Guardaroba.
Alla fine del mini corso saprai come fare un Decluttering efficace del tuo guardaroba e saprai finalmente cosa fare di quei capi che hai nel tuo armadio da tanto tempo e che non utilizzi più.
Infine, ti darò tutte le indicazioni necessarie per ragionare sul tuo Guardaroba Capsula, perché eliminare vuol dire fare chiarezza dentro di te e creare una base di abiti e accessori che rispecchi davvero la donna che sei diventata.
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